Nel 2018 ricorrono due rilevanti date ‘tonde’ per la storia di Pirano e il suo retaggio artistico-culturale: i settecento anni della Chiesa di San Francesco, l’edificio originario in stile gotico, infatti, fu realizzato tra gli anni 1301-1318. La presenza dell’ordine francescano incise profondamente nella società piranese e l’attività culturale svolta produsse risultati considerevoli. Degna di nota è l’attività educativa, nel 1710, infatti, il Comune di Pirano scelse come maestro pubblico padre Bortolo dell’ordine francescano, nel corso del XVIII secolo parecchi altri insegnanti provenivano da quelle fila. Non meno importante fu la dimensione economica gestita dai frati i cui ricavati erano destinati in buona parte all’abbellimento della chiesa, la pinacoteca con opere per lo più di scuola veneta è la testimonianza più evidente, ugualmente la realizzazione dell’organo, commissionato ad Antonio Callido sul finire del XVIII secolo (1794) i cui costi furono sostenuti grazie ai proventi della vendita del sale prodotto dai bacini di cristallizzazione di proprietà dell’ordine. Nel periodo napoleonico con la soppressione dei conventi, quello piranese accolse i confratelli di Capodistria, Muggia e Parenzo.
Tra le opere di maggiore pregio conservate nella chiesa fino al giugno del 1940 vi era la pala di Vittore Carpaccio Madonna in trono col Bambino e i santi Ambrogio, Pietro apostolo, Francesco d’Assisi, Antonio da Padova, Chiara d’Assisi, Giorgio e due angeli musicanti realizzata nel 1518, collocata sull’altare nell’edicola o cappelletta con arcate lombardesche, con pilastrini arabescati di foglie, animali e grappoli. Quest’opera è rilevante perché è una delle poche che propongono una raffigurazione parziale della Pirano del XVI secolo. Il pittore aveva raffigurato sullo sfondo dell’altare alcuni elementi dell’aspetto urbano (la cinta muraria quattrocentesca, l’antico duomo di San Giorgio, il mandracchio e le costruzioni su esso affacciate, come la sede della podesteria e la chiesetta gotica di San Pietro, ecc.). L’opera fu prelevata il 20 giugno 1940, cioè una decina di giorni dopo l’ingresso in guerra dell’Italia a fianco della Germania, da Nicolò Rota a nome della Regia Soprintendenza ai Monumenti e alle Gallerie della Venezia Giulia. Anche questa pala, come tanti altri tesori artistici dell’Istria, fu inviata a Villa Manin di Passariano, dove furono accorpati i beni artistici e archeologici di maggiore rilevanza della regione. Nell’estate del 1945 l’opera fu consegnata alla Provincia dei Minori Conventuali di Padova in quanto la chiesa di Pirano apparteneva a quest’ultima.