Le festività rendono tutti più allegri e vivaci, anche perché le varie usanze e tradizioni che accompagnano ogni festa ci fanno sorridere e ci infondono speranza. L’atmosfera festiva entra nelle nostre case soprattutto quando l’anno è ormai agli sgoccioli e ci scambiamo gli auguri, sperando che i prossimi 365 giorni possano essere quanto più splendenti. L’auspicio che i tempi possano migliorare è ancora più valido negli ultimi due anni, poiché l’epidemia ha gravemente ridotto tutte quelle cose che davamo per scontate. Tra questi, soprattutto, lo stare insieme a parenti, amici e conoscenti.
La Comunità degli italiani di Pirano ha quindi pensato di portare un po’ di gioia nelle case dei loro amici, almeno a distanza, se già non è possibile farlo di persona. Così, negli ultimi giorni di dicembre, hanno usato la piattaforma digitale di videocomunicazione Zoom per portare in tutte le case uno dei giochi più antichi e popolari, la tombola in piranese. In quell’occasione è stata giocata ben due volte, prima è stata la volta degli adulti e poi è toccato agli alunni della scuola elementare “Vincenzo e Diego de Castro”. La tombola è stata naturalmente guidata dall’immancabile Ondina Lusa, che da più di 30 anni, munita del suo speciale sacchetto, estrae i numeri alla tradizionale festa del vino che si tiene nel ristorante Pavel. Per farci raccontare di più su di lei e sugli altri giochi che segnavano le festività natalizie, siamo andati ad incontrarla.
La prima tombola fu organizzata a Pirano nel 1886. Era considerata un gioco familiare, che veniva giocato durante le principali festività, quando tutta la famiglia si riuniva. In un’atmosfera colloquiale, allora si svolgeva anche la tombola cittadina, poiché l’evento riuniva tutti come una grande famiglia. I numeri venivano estratti da un tamburo sul balcone del comune e poi esposti su diversi tabelloni, perché oltre a quello che si trovava nel luogo dell’estrazione, ne venivano collocati altri nelle odierne piazze Primo Maggio e della Fratellanza. Nel mandracchio interno si trovava un palco fatto di imbarcazioni che per l’occasione venivano legate tra di loro. Questo era dedicato alla banda di ottoni che accompagnava l’estrazione. I fondi raccolti venivano utilizzati per il funzionamento dell’allora casa per disabili Pia Casa di Ricovero.
Il gioco della tombola era a Pirano una tradizione speciale che veniva trasmessa da generazione in generazione. Ondina Lusa ricorda con affetto la sua infanzia, quando nelle calde serate estive giocavano a tombola in piazza, mentre in quelle fredde invernali a casa loro. A condurre il gioco era sua nonna che si occupava anche dell’estrazione dei numeri.
“Ognuno portava con sé le proprie cartelle con i numeri che ritenevano fortunati, e perciò non venivano mai scambiate con nessuno. I numeri estratti venivano coperti con dei fagioli che spesso rotolavano e causavano molta confusione”, ci ha detto Ondina.
Anche allora, ogni giocatore aveva cinque scede su un foglio, ma come ha spiegato, i numeri non si ripetevamo come oggi, quando diverse cartelle hanno gli stessi numeri.
“È difficile giocare con queste cartelle perché per ogni vincita si annunciano diverse persone, il che significa che bisogna preparare molti premi o effettuare un sorteggio per decretare il vincitore”, ha aggiunto.
La particolarità della tombola piranese era l’abitudine di denominare i numeri con motti e frizzi che suscitavano molte risate e allegria tra i giocatori. Ogni famiglia aveva i suoi detti. Per esempio, il numero 7 assomiglia a una pipa, così la famiglia di Ondina lo chiamava “la pipa del podestà”, il numero 11 era chiamato “i pali de Sessa” perché a qualcuno ricordava i pali visti a Sezza, il numero 77 era chiamato “le gambe dele donete” e così via. Ancora oggi, Ondina conserva con orgoglio i nomi dei numeri lasciatele in eredità dalla sua cara nonna.
“Chiunque veniva da noi doveva conoscere i motti di mia nonna, altrimenti non avrebbe potuto giocare. Tutti portavano qualcosa con sé e dovevano pure pagare. Non si poteva giocare senza lasciare qualche soldo. E non sempre si vinceva. Ma lo scopo era quello di stare in compagnia. Durante la tombola si rideva, scherzava, mangiava crostoli e quando si terminava, si faceva un altro giro”, ricorda Ondina.
Oltre alla tombola, durante le feste erano molto popolari anche i giochi di carte. Ondina è una vera esperta anche di questi, e mentre la maggior parte di noi conosce giochi più o meno noti come la briscola e il tressette, lei me ne menziona molti altri, con nomi in dialetto piranese, come Cucù, Dame una, dame do, che si giocano in coppia, Il gioco del piticcio, che può essere giocato in coppia o in gruppo, Sette e mezzo, che si gioca in gruppo, e Passatempo, o Solitario, che viene giocato da una persona sola.
Ha voluto evidenziare in particolar modo il gioco Cucù, a cui possono giocare diverse persone e vincere dà un particolare senso di soddisfazione. Soprattutto quando ci sono dei soldi in gioco.
“Da noi si compravano i fagiolini. Questi erano molto importanti, perché non c’era altro. Così chi conduceva il gioco stabiliva che ad esempio per 6 fagiolini si pagava diciamo un euro. Non una cifra esorbitante, ma se i giocatori erano molti, la vittoria poteva far guadagnare un bel bottino”, ha spiegato.
Con le carte da briscola si giocava anche a Pappalugo, ossia all’Uomo nero, solo che al suo posto si utilizzava il fante di spade.
Ondina ha giocato a tombola pure con i bambini, visto che dal 1995 si è occupata degli alunni del soggiorno prolungato nella scuola elementare di Santa Lucia. Mentre giocavano parlava in dialetto, il che significa che gli alunni avevano la possibilità di imparare a parlare e leggere nel vernacolo piranese attraverso il gioco.
“A casa, i loro nonni raccontavano le proprie storie in dialetto, dopodiché i bambini quando venivano al soggiorno prolungato le raccontavano a tutti noi. E l’ultima ora era sempre riservata alla tombola”, ha sottolineato.
Agli alunni piaceva così tanto giocarci che si sono presi l’incarico di organizzarla. La tombola si è svolta nel prestigioso Palace Hotel di Portose, in una sala con un grande lampadario di cristallo. La voce della divertente serata di gala deve essersi diffusa, perché successivamente hanno giocato a tombola anche nella scuola slovena di Pirano in ambito a una delle attività del doposcuola.
“È stata giocata in dialetto piranese. Naturalmente, sono stata invitata e ho pure ricevuto un mazzo di fiori e un quadro. Stavo seduta in prima fila e… È stato meraviglioso! Veramente un bel ricordo”, ha descritto con piacere le sue avventure con gli alunni.
Nell’ultimo decennio la nostra appassionata di giochi da tavolo si è dedicata a quello che lei chiama “il moderno gioco di carte”, ossia a Pinnacolo (in America conosciuto come Pinochle), che si gioca con le carte da ramino. Però, dice di non esserne troppo entusiasta, perché troppo difficile.
I giochi presentati da Ondina venivano giocati con le carte da briscola e ramino. Ma le figure e i simboli sulle carte sono diversi a seconda della loro provenienza. Conosciamo, infatti, le carte francesi, che hanno come simboli le picche, i cuori, i quadri e i fiori, ogni seme contiene tre carte con figure e dieci carte numeriche. Le carte tedesche, invece, sono composte da cuori, campane, foglie e ghiande, ogni seme ha tre carte con solo figure maschili, un uno (ossia un asso) e carte numeriche dal dieci al sette. Affini sono le carte svizzere che hanno come semi le ghiande, gli scudi, le rose e campane, ogni simbolo ha anche tre carte con figure, un nastro, un asso, e il resto delle carte da nove a sei. E poi c’è il mazzo di carte latino, anche italiano o spagnolo, dove i simboli sono (denari, coppe, picche, bastoni), ognuno dei quali ha tre carte con figure, mentre le altre vanno da uno (che rappresenta l’asso) fino a 7, 9 o 10. Da noi, le carte francesi sono le più usate nella Slovenia interna, mentre nel Litorale primeggiano quelle latine.
Per le prossime festività natalizie, probabilmente tutti vorremmo poterci riunire di nuovo senza restrizioni. Per fare qualche partita a carte in serenità, e soprattutto per ridere di cuore.
Traduzione: Kris Dassena
Foto e video: Nataša Fajon