Oggi solo chi gira per le vie di Pirano con particolarissima attenzione può scorgere delle lastre in materiale quasi indefinibile e di dimensioni modeste, murate fra portone e primo piano. Non risaltano più per niente. I loro testi, tutti quasi identici, sono poco incisi: la salsedine e il vento hanno contribuito a renderle ancora meno leggibili. Sono bilingui, sloveno e italiano o al contrario, e tutte portano la data del 1951.
Fu l’anno in cui il regime socialista introdusse nella nuova politica economica l’autogestione operaia dei vari stabilimenti e delle attività commerciali. A Pirano troviamo conservate tre tabelle, quella dell’Azienda commerciale, dell’Agmarit e della Salvetti). Nel deposito del Museo del mare c’è quella bella, in bronzo, dei Cantieri Navali di Pirano (S. Bernardino) e a Sicciole, quella della miniera di carbone. Nessuna di queste attività economiche è sopravvissuta.