Nell’ambito della 31esima edizione del Festival estivo del Litorale Giovedì 18 luglio 2024 alla Casa commemorativa Kosmač a Portorose, spettacolo GOCCIA DI SALE.
Progetto d’autore ispirato dalle poesie del poeta Edelman Jurinčič realizzato dal Teatro stabile sloveno di Trieste/ Slovensko Stalno Gledališče Trst.
Organizzatore: PPF in collaborazione con la Comunità autogestita della nazionalità italiana Pirano.
Era una calda, caldissima serata estiva a Portorose. Le alte temperature avevano messo in ginocchio pure gli alberi. Tutto e tutti avevano chinato il capo, tentando di prendere fiato. Sul palco di pietra, sul cui fondo si ergeva la Casa Kosmač, si intravedeva in penombra un lucente mucchio di sale.
Una giovane donna gli si era seduta accanto, tenendo in mano un libro. Silenzio. Solo i grilli avevano continuato caparbiamente a cantare. Non si arresero nemmeno quando la voce della donna si unì al loro frinire nel buio. Una voce calda come una brezza estiva. Calda come i versi recitati, volati verso il cielo. Solo la musica era riuscita a sovrastare i rumorosi cantori. La calura diminuiva lentamente, ma nonostante ciò facevamo fatica a respirare. Per di più, ci lasciava senza fiato il soave alternarsi di silenzio e suono, di buio e luce, di recitazione e canto, di musica e danza, magicamente messi in scena dallʼattrice Patrizia Jurinčič Finžgar, e intessuti nel racconto sulla vita. Sullʼorigine della vita. Sulle sue fonti. Sugli aspetti primordiali che ciascuno di noi custodisce. Sulla goccia di sale.
La scoperta del primordiale affonda le radici nel desiderio mai sopito dellʼattrice di realizzare un progetto dʼautore, frutto della collaborazione tra tre artisti del Litorale – il poeta Edelman Jurinčič, il chitarrista Janoš Jurinčič e la stessa promotrice del progetto, lʼattrice di teatro Patrizia Jurinčič Finžgar. Come si può notare, oltre a condividere la passione per lʼarte, i tre artisti condividono pure lo stesso cognome. Inizialmente questo particolare incuriosì lʼautrice che a sua volta andò alla ricerca di radici comuni. Scoprì invece che la vita è piena di imprevisti e colpi di scena, poiché non trovò alcun legame di parentela né con il poeta né con il chitarrista. Tuttavia il percorso intrapreso, contrassegnato dalla poesia di Edelman Jurinčič, lʼaveva portata a destinazioni inaspettate.
»Abbiamo dato vita ad un monologo sulle nostre radici, sullʼorigine e sulla nascita dellʼuomo. Lʼidea stessa era stata indubbiamente influenzata dalla mia gravidanza che mi aveva accompagnata in quel periodo,« spiega lʼautrice.
La poesia di Jurinčič, inserita nello spettacolo, si articola in svariate forme. Entra in punta di piedi nel testo drammatico, sotto forma di parlato, avvalendosi dei suggestivi effetti sonori e navigando sulle loro note, ci coglie di sorpresa, svelandosi in perfetta sintonia con la chitarra e con il canto.
»La poesia di Edelman racchiude in sé il fascino del primordiale e degli antichi riti. In effetti, questa era stata lʼidea dello spettacolo che intendevo realizzare. Oggigiorno la parola rito viene comunemente associata ai riti sacri e alle celebrazioni religiose. Dʼaltronde, il teatro stesso, come forma dʼarte, era originariamente un rito. Mi domandavo se eravamo ancora in grado di entrarci e viverlo come un tempio, riscoprendo la verità su noi stessi e sul mondo che ci circonda,« ha aggiunto Patrizia Jurinčič, rapita dai versi di Edelman.
Le poesie prescelte sono state tratte dalla raccolta Le tamerici nella laguna del tempo, ad eccezione della poesia Completamente sola, tratta dalla raccolta Partenze. La raccolta decisiva rimane comunque la prima.
»La prima poesia da me scelta si intitola Ricerca. Il poeta interroga il lettore su dove sia nascosta la verità racchiusa nel nostro passato e gli fornisce la risposta: essa si trova nelle parole, nelle leggende e nei miti,« sottolinea lʼautrice.
Sono stati proprio i miti e le leggende, utilizzati nel monologo, ad offrire allo spettatore un viaggio suggestivo nel passato, alla scoperta delle proprio origini…le origini di tutto. Le leggende mitologiche europee, africane e sudamericane, unite insieme, hanno portato alla luce…la goccia di sale…
»Il mito principale è di origine egizia e narra dellʼuomo creato dalle lacrime di Dio. Ciò che mi ha particolarmente affascinato è la similitudine, presente nella lingua egiziana, tra le parole pianto e uomo: rmv (pianto) e rmt (uomo). Da queste ne ho create altre, tutte correlate al liquido salmastro,« specifica lʼartista.
Il mare come sinonimo di vita e il sale come sinonimo di energia vitale…onnipresenti, alla nascita, alla morte, nel pianto di gioia e di dolore. Lʼartista del Litorale sloveno non ha alcun dubbio: la gente del luogo sente un profondo legame emotivo con il mare.
»Lo troviamo nei racconti, nelle poesie, negli spettacoli teatrali. Questa suprema verità è la verità di ciascuno di noi, al punto tale che la maggioranza dei liquidi corporei umani – come per esempio le lacrime, il sudore, il liquido amniotico – è salmastra. Tutto ciò fa pensare ad unʼeredità ancestrale, tramandataci dagli esseri primordiali, che colonizzarono il nostro pianeta e vissero nelle acque salate,« dichiara lʼautrice, attingendo alla filosofia del mare come fonte di vita.
Non cʼè procreazione dellʼessere umano senza il rapporto fisico tra uomo e donna. La stessa sceneggiatura è intessuta dellʼelemento maschile e femminile. La mascolinità si manifesta nelle parole proferite, mentre la femminilità nellʼesecuzione vocale delle melodie ovvero nel canto. La presenza maschile nello spettacolo si esplica pure attraverso la voce. Alla prima teatrale del 2022, il poeta stesso aveva prestato, in forma preregistrata, la propria voce, recitando poesie.
Lo spettacolo bilingue, messo in scena questʼanno, offre al pubblico versi in lingua italiana, interpretati da Lorenzo Zuffi e diffusi con altoparlanti. Il maschio è dunque presente solo in parte. Allo stesso modo (non) è presente alla nascita del nuovo essere umano.
Lʼautrice mette in evidenza lʼunicità della donna, utilizzando attrezzi da ginnastica ritmica, unica disciplina olimpionica riservata strettamente alle donne.
»In effetti solo la donna può portare in grembo il bambino e partorire,« conclude lʼartista, aggiungendo allʼunicità anche una versatile creatività delle donne. Prova ne è che lei stessa, nello spettacolo Goccia di sale, assume ruoli diversi: sceneggiatrice, regista, drammaturga, narratrice e cantante.
Al suo essere femminile si è inchinato pure il poeta Edelman Jurinčič, assistendo allo spettacolo teatrale di Portorose. Lʼattrice ci aveva confidato che il poeta era entusiasta dellʼidea, concedendole piena libertà dʼazione nella progettazione del monologo. Al termine della prima teatrale le si era avvicinato, sussurrandole allʼorecchio che »nelle sue poesie aveva scoperto messaggi del tutto ignoti pure a lui«.
»Lʼopera poetica è frutto del silenzio e della solitudine, mentre lʼambiente teatrale è rumoroso e affollato. Quando uniscono le proprie forze, trasmettono messaggi forti e chiari,« ha aggiunto la straordinaria attrice.
La dicotomia maschio-femmina è insita nel tandem musicale; Andrejka Možina ha contribuito con le musiche originali, interpretate magistralmente dal chitarrista Janoš Jurinčič. La particolarità di questo progetto dʼautore è che viene allestito in luoghi diversi, il che richiede ulteriori abilità creative. Era stato già messo in scena in spiaggia, in un parco, in un piccolo porto…
»In Casa Kosmač, una particolare scena del monologo che si svolge in cima alla collina, lʼho dovuta interpretare al primo piano dellʼedificio, affacciata alla finestra. Il riflettore che mi illuminava proiettò per alcuni istanti la luce sulla targa commemorativa, dedicata a Ciril Kosmač. Un particolare non presente nella sceneggiatura originale. Il messaggio trasmesso al pubblico era però inequivocabile: non fingo di essere altrove, ma sono proprio qui, nella casa in cui Ciril Kosmač realizzava le proprie opere. Ed è proprio questo, secondo me, il fascino del teatro: tutto accade qui ed ora. Ogniqualvolta un artista teatrale approfitta di questa circostanza per raccontare una storia, gli sono da spettatrice profondamente grata.«
Da spettatori e ascoltatori nellʼambito del Festival Estivo del Litorale, presenti nel cortile della Casa Kosmač di Portorose, esprimiamo altrettanta gratitudine. Tutti i nostri sensi sono stati risvegliati e ogni carezza della Goccia di sale ci ha fatto ricordare da dove veniamo e di cosa siamo fatti. Che cosa siamo…migliaia di tessere/gocce di sale nel mosaico della vita.
Traduzione: Daria Gladovic
Foto di Nataša Fajon.